Guida a Manus Online/Manoscritto composito
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Manoscritto composito
Una volta generata una scheda (che nel nuovo MOL si può creare solo se si è creata la segnatura nell’ambiente Censimento), la prima schermata che appare è la seguente:
dove si deve scegliere obbligatoriamente tra due opzioni: il Formato scheda e la Tipologia del manoscritto, mentre è facoltativa la selezione del Progetto.
Formato scheda
Cliccando sulla freccia posta a destra, si aprirà un menù a tendina, che dà la possibilità di scegliere tra Scheda estesa e Scheda breve. È possibile, cioè, compilare una descrizione breve (scelta consigliabile in genere, per i manoscritti moderni, per schede di recupero o per situazioni di catalogazione nelle quali può essere utile dare pochi dati, ma controllati) o una descrizione estesa: questa scelta riguarda solo la descrizione esterna, ma è preferibile se si devono descrivere manoscritti medievali, manoscritti compositi e quei manoscritti che continuano, anche in epoca moderna, il modello medievale.
Per questo, quando si cataloga un manoscritto, è indispensabile effettuare come prima operazione quella di verificare se la struttura del volume sia unitaria o composita.
Tipologia manoscritto
Cliccando sulla freccia posta a destra, si aprirà un menu a tendina, che dà la possibilità di scegliere fra Composito e Unitario.
Prima di analizzare la scheda del composito ci sembra utile ricordare la differenza tra le due tipologie di manoscritto.
Il codice unitario (od omogeneo) è un manoscritto che, sin dal principio della sua realizzazione, è stato concepito e si configura come singola unità codicologica indipendentemente dal contenuto ospitato. Può essere vergato da uno o più scribi e può contenere un unico testo o più testi. In tal caso si definisce codice miscellaneo. Il manoscritto omogeneo avrà una sola descrizione esterna, mentre la descrizione interna darà notizia del testo o dei testi, indicando per ciascuno gli estremi delle carte in cui sono presenti.
È composito (o eterogeneo), invece, un manoscritto che solo apparentemente, in quanto dotato di un’unica legatura, costituisce un’unità inventariale, mentre in realtà è il risultato di più manoscritti interi o frammentari messi insieme in una determinata epoca per motivi diversi.
Nell’ambito del composito poi bisognerà tenere presente la differenza tra raccolta fattizia e organizzata, anche se tale differenza non è sempre evidente.
Un manoscritto composito si definirà organizzato se le diverse unità codicologiche sono state assemblate secondo un criterio di ordinamento riconoscibile, per cui possono risultare accomunate da un’affinità tematica o contenutistica: si tratta in genere di raccolte di materiale vario (lettere, documenti, relazioni, parti di manoscritto, carte sciolte, parti di libro a stampa, etc.), riscontrabile soprattutto in manoscritti tardi, messo insieme da persone o istituzioni per un interesse o fine precisi (perché di uno stesso autore, di uno stesso argomento, perché si tratta di lettere, etc.).
Al contrario, un manoscritto composito sarà detto fattizio se le singole parti saranno state messe insieme per ragioni spesso non individuabili, perché casuali o puramente esterne, quali ad esempio formato, materia del supporto scrittorio, lingua. In tal caso verrà individuata e descritta, singolarmente ciascuna unità.
Acquisizione di un composito
Per accedere alla scheda catalografica di un manoscritto Composito, quindi, la scelta viene fatta a monte tramite la schermata sopra riportata. Nella sezione 2 Composizione materiale, sarà pertanto attivo il flag relativo e la scheda sarà già predisposta per inserire i dati di questa tipologia di libro; il catalogatore dovrà solo inserire il numero delle unità codicologiche come nella schermata seguente:
È sempre da questa schermata che il catalogatore può decidere di non descrivere più il manoscritto come composito ma di trattarlo come unitario: sarà sufficiente cliccare su Converti in unitario per tornare alla scheda di un manoscritto unitario, ma, logicamente, parte degli elementi inseriti si “perderanno”.
La catalogazione di un composito prevede, infatti, la compilazione di una scheda complessiva di descrizione esterna (scheda “madre”) che contenga tutti gli elementi comuni alle singole unità codicologiche.
Per ciascun elemento (o pezzo) del composito - che costituisce di per sé un manoscritto omogeneo - si dovrà, poi, compilare una scheda separata, sia per quanto concerne i dati esterni (D.E.) che quelli interni (D.I.). Nella scheda si indicheranno le caratteristiche proprie di ciascun elemento specificando, nelle apposite caselle dopo la segnatura, il numero del pezzo che si sta catalogando e gli estremi delle carte:
Si riporta di seguito uno schema relativo alla struttura catalografica di un manoscritto composito:
Prima di procedere alla creazione di un’unità codicologica, occorrerà comunque riempire alcuni campi della scheda cosiddetta ‘madre’, nella quale confluiranno gli elementi comuni alle singole unità codicologiche, cioè:
- Consistenza
- Materia
- Data
- (riportare gli estremi temporali complessivi)
- Dimensioni
- (massime, facoltativo)
- Legatura
- Storia del manoscritto
- (se ricavabile dopo l’assemblamento delle singole unità codicologiche)
Per l’inserimento dei dati nella nuova scheda di D.E., così come in quella di D.I., si devono eseguire le stesse modalità spiegate per l’acquisizione della D.E. e D.I. di un manoscritto unitario, con una piccola differenza relativa alla scheda di descrizione esterna ‘figlia’: in essa, infatti, risultano disattivati o assenti alcuni campi che devono essere riempiti solo nella scheda ‘madre’: ad esempio, nell’area Consistenza (che serve per indicare di quante carte si compone l’unità) sono disattivati i box relativi alle guardie.
Per poter poi creare la scheda ‘figlia’, occorre posizionarsi col mouse sul ‘nodo’ superiore, in corrispondenza della D.E. della scheda ‘madre’; compariranno tre iconcine:
sulla primacomparirà la seguente schermata: Aggiungi un nodo:
Selezionando l’opzione Unità Codicologica, si creerà una scheda ‘figlia’, identica in tutto alla scheda ‘madre’ tranne nella sezione 1. Identificazione del manoscritto e nella sezione 2. Composizione materiale, ove sono assenti, per ovvi motivi, tutti quegli elementi che non possono più essere compilati nel caso di una scheda ‘figlia’.
Quanto alla sezione 1. comparirà il campo Segnatura, obbligatorio, nel quale dovrà essere ripetuta la segnatura del manoscritto, e il campo Posizione nel quale saranno indicati gli estremi entro i quali l’unità codicologica è compresa:
Il programma fornisce di default la posizione dell’unità all’interno della scheda sulla base delle carte indicate.
Ricapitolando, i manoscritti medievali e i manoscritti compositi di tipo fattizio (medievali o di epoca più tarda che continuano il modello medievale), si descrivono utilizzando la ‘scheda estesa’ e selezionando l’opzione Composito.
Nel caso in cui, invece, si debba descrivere un manoscritto composito organizzato sarà sufficiente, considerata la complessa e multiforme casistica, segnalare la sua natura di composito senza necessariamente indicarne il numero degli elementi e senza descriverli, dal momento che non sempre è facile individuarli.
Si compilerà quindi un’unica scheda di descrizione esterna nella quale si riportano gli estremi cronologici indicando, se si ritiene opportuno, gli intervalli con le relative carte nelle note al campo Datazione, gli estremi del formato e le altre informazioni. Seguiranno quindi tante descrizioni interne quanti sono i testi presenti nel manoscritto. Spetterà comunque sempre al catalogatore decidere di volta in volta quale tipo di descrizione sia più adatta al manoscritto preso in esame.