Norme comuni/Linee guida sull'indicizzazione/Classificazione/Indicazioni metodologiche

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5.1 Gli strumenti
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5.2 Indicazioni metodologiche

Poiché non tutte le biblioteche utilizzano le stesse edizioni della DDC, oppure decidono di farlo in tempi diversi, il catalogo SBN, così come i cataloghi di singoli Poli e biblioteche, presentano al loro interno stratificazioni di notazioni diverse e disallineamenti.

Passaggio da un'edizione all'altra della DDC

Si raccomanda di:

  • utilizzare le tavole di corrispondenza, presenti sia nelle edizioni a stampa che nella WebDewey italiana (Dislocazioni e Soppressioni), per individuare le zone di maggiore interesse e cambiamento in base alle caratteristiche della biblioteca;
  • pianificare gli interventi di aggiornamento (anche in relazione al numero di notizie corredate di notazione e all'uso che viene fatto della DDC per la collocazione a scaffale);
  • iniziare dall'aggiornamento dei numeri base (non costruiti).

Equivalenti verbali

In fase di catalogazione, all’inserimento di una nuova notazione DDC dovrebbe corrispondere a breve termine, da parte del catalogatore, anche la decodifica della notazione tramite l’equivalente verbale (vedetta), la cui forma deve seguire il più possibile quella della WebDewey italiana (o dell’edizione della DDC in uso), pur considerando i diversi contesti e funzionalità.

Per quanto riguarda la struttura dell’equivalente verbale e l’uso delle maiuscole valgono le seguenti indicazioni:

  • la parte dell’equivalente verbale che si riferisce al numero base (non costruito) deve essere riportata in lettere maiuscole;
  • la parte dell’equivalente verbale che corrisponde alla parte costruita della notazione secondo le modalità della DDC (dalle tavole ausiliarie, dalle tavole di addizione, da altri numeri base della DDC) deve essere riportata in lettere minuscole, separata da punto e spazio rispetto alla prima parte;
  • la parte dell’equivalente verbale che corrisponde alle indicazioni cronologiche deve essere riportata in coda alla vedetta, preceduta da punto e spazio[1].

Le parti dell’equivalente verbale sono al massimo tre.


Classificazione di opere antiche

La classificazione di opere antiche è sempre possibile, anche se nelle biblioteche italiane sinora è stata impiegata soprattutto nel caso di edizioni moderne. Analogamente a quanto indicato per la soggettazione di opere antiche, in cui lo spartiacque convenzionale per la catalogazione semantica in Italia è stato individuato nel 1900, anche la classificazione può essere impiegata dalle biblioteche che lo ritengano utile per edizioni antiche e manoscritti. Lo strumento di riferimento è sempre la DDC.

Nella classificazione di opere antiche, singole o miscellanee, non si aggiungono notazioni riferite al periodo di composizione dell’opera, tranne che nel caso della classificazione di opere letterarie.

Note

  1. M. C. Giunti, In SBN con Dewey: il catalogo classificato del Polo della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, “Bollettino AIB”, vol. 41, n. 1, marzo 2001, p. 31–44.